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Sistema degli indicatori di desertificazione dell'Europa Mediterranea


LO SVILUPPO DI SCENARI
DIS4ME editor: Jane Brandt <desertlinks@medalus.demon.co.uk>


La metodologia ESA può anche essere utilizzata come un sistema di supporto alle decisioni. Attraverso l'elaborazione di mappe nelle quali i valori di uno o più layers cambiano, è possibile analizzare gli effetti che questi cambiamenti producono sull’ambiente. Qui sono riportati alcuni esempi riguardanti scenari sviluppati per:

g Bacino dell’Agri, Italia
g Chania, ovest Creta

g Sviluppare scenari alternativi per il Bacino dell’Agri attraverso l’uso della metodologia ESA
Autore: Agostino Ferrara <ferrara@unibas.it>

Il bacino dell’Agri è localizzato nel sud Italia, nella regione Basilicata. Il bacino, con un'estensione pari a 1763 km2, è caratterizzato da una marcata variabilità morfologica, vegetazionale, climatica e ambientale, rendendo quest’area adatta a studi ed analisi sulla desertificazione. Per quest’area sono state prodotte mappe usando la metodologia ESA ( ESI tool section, descritta nella sezione strumento ESI). Qui è mostrato come è possibile usare la metodologia ESA come un Sistema di Supporto alle Decisioni nella gestione del suolo.

Aree sensibili alla desertificazione con gli attuali usi del suolo e pratiche di gestione.

 

N= non affetta
P= potenziale, F1, F2
F3= Fragile e C1, C2, C3 = aree critiche per la desertificazione

Usando la metodologia ESA, sono stati esaminati tre scenari al fine di valutare la capacità degli stessi di cambiare la sensibilità alla desertificazione del bacino idrografico

SCENARIO 1: Riforestazione di aree a pascolo degradate (pendenza > 35%; 900-1500 m asl)

 

N= non affetta
P= potenziale, F1, F2
F3= Fragile e C1, C2, C3 = aree critiche per la desertificazione

Il primo scenario valuta gli effetti della riconversione di pascoli attualmente degradati attraverso piani di riforestazione. L’area di interesse è principalmente localizzata nell’Alto e Medio bacino dell’Agri dove i pascoli localizzati in zone a forte pendenza e altamente degradati possono essere riforestati con querce e altre specie autoctone. Se questo intervento venisse realizzato ci potrebbe essere un’importante diminuzione delle aree critiche dal 47% al 43% (sull’intero bacino, ma in alcune aree più alto) e un incremento delle aree non affette e potenziali del 2%.

Scenario 2: Riconversione della macchia degradata e degli ambienti misti macchia-bosco in macchia fitta

N= non affetta
P= potenziale, F1, F2
F3= Fragile e C1, C2, C3 = aree critiche per la desertificazione

Questo scenario produce (sul totale) i migliori risultati, considerata la presenza di ampie aree di macchia degradata e boschi misti a macchia nel medio e basso bacino dell’Agri. Lo scenario presuppone l’evoluzione degli ecosistemi degradati in ecosistemi più stabili che prevedono una macchia fitta (per esempio boschi di macchia mista a Q. ilex). In assenza di intervento antropico questa sarebbe, infatti, la vegetazione caratteristica di quest’area del Mediterraneo. Questo scenario produrrebbe una riduzione del 6% delle aree critiche e del 4% delle aree fragili.

Scenario 3: Trasformazione dei suoli nudi (calanchi) in macchia fitta

N= non affetta
P= potenziale, F1, F2
F3= Fragile e C1, C2, C3 = aree critiche per la desertificazione

In questo terzo scenario, larghe aree calanchive del Medio bacino dell’Agri dovrebbero essere recuperate attraverso la piantagione di specie di arbusti e macchia, come primo passo per più stabili ed efficienti formazioni forestali. Gli effetti di questo intervento sono simili, in termini percentuali, allo scenario 1 (riforestazione dei pascoli degradati) con una riduzione del 4% delle aree critiche, ma con effetti molto differenti sull’ambiente.

CONCLUSIONI

Questi esempi dimostrano che utilizzando la metodologia ESA per esaminare gli effetti di scenari differenti, è possibile analizzare e trovare soluzioni per la gestione sostenibile del suolo. In questi esempi la migliore pratica di gestione del suolo per contrastare l'erosione e la desertificazione e con il più basso impatto ambientale, è la riconversione della macchia degradata e i boschi misti a macchia in macchia fitta, come primo passo verso formazioni forestali più stabili ed efficienti.
L’applicazione della tecnica di analisi degli scenari ai layers informativi propri del sistema ESA, consente di identificare facilmente ed efficientemente lo stato di degrado corrente, o sensibilità ambientale, di un’area ed evidenziare le migliori opzioni di intervento. Questo approccio non solo permette l’identificazione dei differenti gradi di sensibilità ambientale, ma fornisce anche l’opportunità di analizzare i fattori sottolineando la dinamica evolutiva del fenomeno e cercando soluzioni efficienti.

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g  Sviluppare scenari alternativi di gestione del suolo per la protezione dalla desertificazione Chania Creta
Autore: Costas Kosmas <lsos2kok@auadec.aua.gr>

La maggior parte del territorio di Chania, nella parte ovest di Creta, è coperta da oliveti regolari o singoli alberi di olivo. Tre sono le principali modalità di coltivazione adottate: a) lavorazione del terreno una o due volte in primavera, b) nessuna lavorazione del terreno e nessun utilizzo di pesticidi, e c) nessuna lavorazione del terreno e applicazione di pesticidi. Usando la metodologia descritta Trial use of DIS4ME in Crete (nell’uso sperimentale di DIS4ME a Creta) sono state prodotte mappe per individuare le aree sensibili dal punto di vista ambientale.

Aree sensibili alla desertificazione con gli attuali usi del suolo e pratiche di gestione.

Mappa delle aree sensibili dal punto di vista ambientale alla desertificazione con gli attuali usi del suolo e pratiche di gestione (N= non affette, P= potenziale, F1, F2, F3= fragile, e C1, C2, C3 = aree critiche alla desertificazione)
 Distribuzione dei vari tipi di ESA con gli attuali usi del suolo e caratteristiche di gestione

Applicando la metodologia ESA, sono stati esaminati quattro scenari al fine di valutare la capacità degli stessi di cambiare la sensibilità alla desertificazione.

Scenario 1: da oliveto a cereali

N= non affetta
P= potenziale, F1, F2
F3= Fragile e C1, C2, C3 = aree critiche per la desertificazione

La sostituzione degli oliveti con i cereali influisce fortemente sulla sensibilità dell’area alla desertificazione. Le aree critiche ESA aumentano dal 14.2% al 47.2%. Diverse aree caratterizzate come fragili, in queste condizioni diventano critiche. L’area precedentemente caratterizzata come fragile si riduce dal 78% al 51.8% . Le aree ESA potenziali o aree non affette non compaiono più sulla mappa.

Scenario 2: Aratura degli oliveti

N= non affetta
P= potenziale, F1, F2
F3= Fragile e C1, C2, C3 = aree critiche per la desertificazione.

Un cambiamento nella gestione degli oliveti, con l'introduzione dell'aratura, non produce differenze significative nella mappa ESA. Si registrerebbe un piccolo aumento nei valori di sensibilità se tutto il suolo al di sotto delle piante fosse coltivato.
 

Scenario 3: Sostituire gli oliveti con la vegetazione naturale

N= non affetta
P= potenziale, F1, F2
F3= Fragile e C1, C2, C3 = aree critiche per la desertificazione.

Un cambiamento nell’uso del suolo dagli oliveti (con le attuali pratiche di gestione del suolo) alla vegetazione naturale (o ad una condizione nella quale il suolo non è sfruttato eccessivamente dal pascolo) produce un lieve incremento della sensibilità alla desertificazione. Ciò può essere attribuito al più alto rischio di incendio della vegetazione naturale rispetto agli oliveti, e alla presenza di animali.

Scenario 4: nessuna lavorazione del terreno negli oliveti

N= non affetta
P= potenziale, F1, F2
F3= Fragile e C1, C2, C3 = aree critiche per la desertificazione.

Questo scenario, in cui gli oliveti non sono più arati, dà al suolo la migliore protezione dalla desertificazione. La aree ESA critiche diminuiscono dal 14.2% (condizione presente) al 10%, con un aumento significativo del sub tipo C1 che è considerato meno sensibile che il sub tipo C2. Aree di ESA fragile diminuiscono dal 78% al 70.4%. L’area coperta dal sub tipo F3 e F2 diminuisce da circa l’11%, mentre il sub tipo F1 aumenta dal 15.5% a 30.9%. Infine un aumento considerevole (dal 4.3% al 15.2%) è stimato per le Esa potenziali.

CONCLUSIONI

La migliore pratica di gestione del suolo che protegge dall’erosione e dalla desertificazione e, contemporaneamente, garantisce un reddito agli agricoltori, è quella di mantenere gli oliveti esistenti ma evitando l’aratura o riducendo le lavorazioni a una volta ogni tre anni per limitare la crescita di vegetazione naturale perenne.
Le olive hanno una alta capacità di adattamento e resistenza alla siccità di lunga durata e favoriscono la variabilità della flora e della fauna, che è persino più alta che negli ecosistemi naturali. Gli oliveti possono essere considerati come una foresta naturale, molto ben adattata alle condizioni aride del Mediterraneo, con una più bassa vulnerabilità agli incendi rispetto alle pinete, capaci di proteggere efficacemente il suolo dall’azione battente della pioggia per la presenza delle foglie durante il periodo umido, e fornendo un considerevole reddito agli agricoltori.
La diffusione degli oliveti nelle aree naturali con pendenze molto ripide e suoli relativamente poco profondi non è, altresì, raccomandata.

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